Giornata nazionale contrasto pedopornografia
L’Italia è in prima linea in materia di contrasto alla pedopornografia, con l’attività della Polizia Postale e delle Comunicazioni.
Nel 2006 un’apposita legge istituisce il Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online con l’intento non solo di creare uno staff di operatori specializzati nelle investigazioni riguardanti il più antico settore di competenza della Specialità, ma anche perché al Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, già nel 1998, è stata conferita dalla legge competenza specifica a compiere indagini in modalità sotto copertura online, al fine di contrastare i reati attinenti allo sfruttamento sessuale dei minori mediante sistemi informatici o mezzi di comunicazione telematica.
Il fenomeno ha conosciuto negli anni una progressiva e inesorabile evoluzione, scandita dal ritmo frenetico delle innovazioni tecnologiche e alla conseguente diffusione di Internet su larga scala. Basti pensare all’esponenziale incremento dei possessori di smartphone: circa l’80% degli italiani ne possiede uno.
Nell’ambito dei reati che vedono il coinvolgimento di minori, la Polizia Postale e delle Comunicazioni ha condotto molteplici indagini che hanno consentito di indagare migliaia di persone per reati relativi allo sfruttamento sessuale dei minori online.
Il C.N.C.P.O. ha coordinato importanti attività di polizia giudiziaria condotte dalle articolazioni territoriali della Specialità, alcune delle quali svolte in modalità sotto copertura online.
Considerato che uno degli aspetti propri del web che caratterizzano tale fenomeno e tutte le comunità virtuali è l’assenza di confini e quindi la sovranazionalità, che implica la presenza di utenti connessi dall’estero con server attestati in altri Paesi, l’attività di cooperazione internazionale, instaurata nel corso degli anni, tramite EUROPOL e INTERPOL, sia con paesi dell’UE, sia extraeuropei è di assoluta importanza, in quanto consente uno scambio info investigativo, nonché di condivisione di nuove tecniche di indagine e buone prassi.
Negli ultimi anni il fronte delle investigazioni condotte dalla Polizia Postale è fortemente incentrato sul fenomeno dell’utilizzo, da parte delle comunità pedofile, di reti anonimizzate c.d. Darknet tra le quali la più diffusa è la Rete Tor. A tal proposito sono state impiegate sofisticate tecniche sottocopertura, condivise anche a livello internazionale attraverso Europol ed in particolate con l’Agenzia statunitense FBI, con lo scopo di neutralizzare i sistemi di anonimizzazione, permettendo l’identificazione dei soggetti coinvolti a qualunque titolo negli scenari criminosi intercettati e dei minori oggetto di abusi sessuali.
L’obiettivo prioritario di tutte le attività di contrasto alla pedopornografia è quello delle identificazioni delle vittime effigiate nel suddetto materiale.
A tal fine, oltre al massimo impegno impiegato nelle attività investigative, il Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online ha avviato un Progetto in collaborazione con il Dipartimento di Informatica dell’Università di Salerno sulla “firma digitale delle immagini”, volto all’individuazione dei dispositivi che hanno prodotto le immagini.
La Polizia Postale deve essere sempre all’avanguardia rispetto all’utilizzo della rete, pronta a fronteggiare i fenomeni emergenti che mettono a rischio gli utenti del web, ed in particolar modo i minori.
Nei primi giorni di aprile di quest’anno sono pervenute numerose segnalazioni riguardanti particolari canali attraverso i quali avveniva la pubblicazione di foto intime, pubblicate verosimilmente senza il consenso delle donne che vi comparivano.
In particolare, l’amministratore di uno dei predetti canali esortava gli oltre 2.000 membri ad alimentare uno di questi canali (il profilo Kik “stuprotuasorella20”) con video, foto e contatti telefonici di ex-fidanzate, ex-mogli, etc., allo scopo di condividerli con gli altri utenti e/o venduti tramite un account PayPal.
E’ stata avviata immediatamente un’indagine, coordinata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni con il coinvolgimento delle Procure presso il Tribunale Ordinario di Milano, Palermo, Bergamo e la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Palermo, e che permetteva di colpire una parte del network di revenge porn presente su Telegram, identificando e denunciando gli amministratori dei tre canali contenenti le immagini più denigranti e i commenti più offensivi.
Molte attività investigative sono volte a disarticolare le comunità virtuali di pedofili e, pertanto, sono sempre molto complesse e lunghe, sia perché occorre tempo per accreditarsi in questi ambienti e conquistare la fiducia dei soggetti, sia perché questi si avvalgono sempre più spesso di sofisticate tecniche di anonimizzazione, al fine di non lasciare tracce informatiche utili alla loro identificazione.
Le piazze virtuali di scambio di materiale pedopornografico, a un certo livello, sono le dark net. Il dark web permette infatti di navigare nascondendo il proprio indirizzo IP e, quindi, la propria identità in rete, grazie a una connessione che rimbalza tra vari computer in giro per il mondo, favorendo l’anonimato.
Il nostro principale sforzo operativo consiste in un continuo adeguamento della risposta alle nuove frontiere della criminalità.
Uno degli ultimi traguardi raggiunti nell’ambito delle indagini under cover è stato quello di riuscire a contestare ai partecipanti delle comunità pedofile l’associazione per delinquere transnazionale, finalizzata alla commissione di reati di abuso sessuale su minori.
Un altro reato che si è diffuso pericolosamente online è l’adescamento di minore. Introdotto con la legge n. 172/2012, il reato di adescamento in rete (c.d. grooming), viene perpetrato sul web, per mezzo dei social network e delle chat dei giochi online, da parte di adulti dotati di particolari capacità affabulatorie, che inducono giovani e giovanissimi a compiere azioni sessuali, a fruire di immagini pornografiche, a produrre foto e filmati intimi e condividerli, a volte dietro minaccia di diffondere online immagini intime già carpite alle piccole vittime (sextortion), in altri casi dietro compenso economico (ricariche telefoniche, etc.).
In questo periodo di emergenza causato dalla pandemia da COVID-19, la Polizia Postale ha intensificato il monitoraggio della rete, con lo scopo di scongiurare l’aumento di reati relativi allo sfruttamento sessuale dei minori online, determinato dalle misure restrittive assunte e, in particolare, la chiusura degli istituti scolastici.
Particolare attenzione è stata dedicata a tutti i fenomeni correlati all’utilizzo delle piattaforme utilizzate per la didattica online e, grazie alla collaborazione degli Uffici territoriali della Specialità, sono stati individuati alcuni responsabili di intrusioni.
Il CNCPO oltre a coordinare le attività investigative in tutta Italia in materia di pornografia minorile online, svolge attività di monitoraggio ed intervento verso i diversi fenomeni, anche emergenti, che mettono a rischio i minori (challenges, istigazione al suicidio, cyberbullismo, etc.).
Esiste una black list prevista per legge stilata dal Centro, dei siti che contengono materiale pedopornografico: quelli ubicati in Italia vengono segnalati agli internet providers per l’oscuramento, mentre per quelli attestati all’estero viene inibita la visibilità a chi si collega dall’Italia. I siti che vengono inseriti nella black list sono intercettati sia dai vari uffici territoriali della polizia postale nel corso del quotidiano monitoraggio della rete, sia segnalati da organizzazioni non governative, cittadini o altri uffici di polizia.
La Polizia Postale propone linee guida per genitori attraverso il sito del Commissariato di PS Online, offrendo suggerimenti utili a contenere i rischi presenti in rete.